Bologna, 1 maggio 2012 - Ogni volta che esce un nuovo disco di Pino Daniele, i fan si dividono tra chi rivorrebbe lo scugnizzo che fa più Napoli di Pulcinella e Maradona e chi invece esulta, sottolineando la grande versatilità nel cambio rotta fuori dalle mode. Sia i seguaci della prima che della seconda fazione hanno la possibilità di godere di una splendida vista sul golfo di Pino, nelle date del tour de La Grande Madre, l’album che segna anche l’addio del musicista partenopeo — giovedì al Teatro Valli di Reggio Emilia e al Manzoni di Bologna sabato — al famigerato mondo delle major.
Chi o che cosa è La Grande Madre?
«E’ un modo di proporre qualcosa che fa parte della mia nascita e della mia rinascita artistica, il rapporto tra musica e vita quotidiana. Io ho sempre avuto uno sguardo particolare per la musica etnica, quella popolare, la fusion, il blues, il jazz, il rock. Attraverso le canzoni, fai una ricerca. Anche Melodramma, il primo singolo, è un brano un po’ fuori dalle righe. Tradizionale ma allo stesso tempo rock. La Grande Madre quindi è forse proprio l’affermazione del mio essere fuori da ogni etichetta».
A proposito di etichette, questo album la vede uscire da circuito major, col debutto della sua label, la Blue Drag…
«C’è sempre stata ma questa volta siamo del tutto indipendenti. La major non può seguire l’andamento che abbiamo dato noi, è alla ricerca delle cose che funzionano, dei prodotti da talent show, del singolo che tira. Se ne frega dei contenuti».
La formula del concerto ricalca la varietà di colori del disco?
«Il concerto è fatto di canzoni e pillole di canzoni della mia storia. C’è una visione completa di quello che sono. Dalla classica al rock, passando per il jazz e così via. Questo per dare la possibilità ai musicisti di avvicinarsi col loro talento specifico al mio mondo. Io e il mio amico e maestro Gianluca Podio diamo al cifra un po’ più melodica. Poi si aggiungono Omar Hakim alla batteria, Rachel Z alle tastiere e Solomon Dorsey al basso. Il risultato è un insieme di r’n’b, jazz e canzone italiana».
Negli ultimi due anni, il nome di Eric Clapton è stato associato al suo molte volte. C’è spazio per una futura collaborazione?
«Suonare con Clapton è stata un’esperienza straordinaria. Non è certo una cosa di tutti i giorni e mi ha aiutato a capire tante cose. In generale questo capita con tutte le collaborazioni, che ti aiutano ad allargare la mente. Per una futura collaborazione, magari. Intanto mi ha già detto che rifaremo Crossroads e per me , partecipare, sarà ancora un grandissimo onore».
Filippo Dionisi
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Articolo aggiunto il 28/05/2014
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