Pino Daniele


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"Tutti sul palco, difendiamo la musica"
Fonte Repubblica

L'IDEA è perfetta: mettere insieme, in tre serate dal vivo, la storia della musica napoletana moderna, quella che dall'alba degli anni Settanta in poi è stata uno degli assi portanti della musica italiana, rock, pop, folk e canzone. Solo un musicista poteva immaginare una simile operazione e solo un musicista era davvero in grado di portarla a termine: Pino Daniele. E così il 28, 29 e 30 dicembre, Pino dedicherà tre serate, intitolate Napul'è-Tutta n'ata storia, a quella che lui stesso definisce la scena "progressive" napoletana. Accanto a lui ci sarà la sua band storica, composta da James Senese, Rino Zurzolo, Joe Amoruso, Tony Esposito e Tullio De Piscopo. Ma, e questo crea la straordinarietà dell'evento, ci saranno anche Enzo Gragnaniello, Eugenio Bennato, Jenny Sorrenti, Teresa De Sio, gli Osanna, i Napoli Centrale e la Nuova Compagnia di Canto Popolare. E per far sì che questo ponte ideale con il passato possa arrivare fino al presente, ci saranno anche gli Almamegretta e Clementino.

Daniele, un progetto ambizioso e importante...
"L'idea era proporre una sorta di cronistoria della musica napoletana degli anni Settanta, dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare al lavoro solista di Tony Esposito, dalla musica dei San Just con Jenny Sorrenti a quella di Teresa De Sio e Eugenio Bennato...".

Cosa rendeva Napoli così musicalmente ricca in quel momento?
"Molte altre città erano musicalmente ricche in quel momento, pensate a quello che accadeva a Milano con gli Area e la Pfm, a Roma con il Banco o il Canzoniere del Lazio, ma anche a Bologna, Torino, Genova. C'era una discografia che sosteneva questo movimento, c'erano talent scout, la radio dava spazio a cose nuove e diverse, c'erano Arbore e Renato Marengo. E non c'erano solo quelli che suonavano ma tanti ragazzi che diventavano operatori culturali. Si poteva vivere senza Sanremo e fare cose belle e interessanti. Oggi tutto è cambiato, dalla fine degli anni Ottanta soprattutto, e il messaggio sociale che quella musica portava con sé è scomparso".

Questi concerti sono un modo, dunque, per tenere vivo un patrimonio musicale ancora attuale?
"Quello della canzone e della musica napoletana dal dopoguerra è ancora un patrimonio enorme. È stato Carosone a iniziare e sono sicuro che se fosse vivo, dato che l'ho conosciuto e so che credeva in questo, sarebbe stato con noi. Come ci sarebbe stato Murolo. E gli artisti che saranno sul palco sono quelli che hanno creduto nel passaggio di testimone dalla generazione precedente. Quello che vorrei creare è proprio questo: un passaggio di testimone a una generazione nuova, spiegando che la memoria è importante, la tradizione può essere anche moderna e non riproporla, dimenticarla, sarebbe davvero sbagliato".

Noi italiani dimentichiamo con facilità...
"Dimentichiamo, è vero, ma non vorrei fare il classico italiano che parla male del proprio paese. È vero comunque che non c'è educazione per le cose importanti, è vero che vent'anni di Berlusconi ci hanno spinto verso una vita che non è reale, ma è un palinsesto continuo. Se è vero che un popolo senza cultura e senza musica non conoscerà mai la serenità e la pace, è anche vero che il nostro paese ha una cultura straordinaria che può essere sviluppata. Anche con iniziative come questa. Mi piacerebbe che accadesse anche in altre città, con altri musicisti. Io, intanto, ho messo insieme i napoletani".

A lei piacciono le collaborazioni, le ha sempre coltivate...
"Credo di essere quello che ha collaborato di più con altri artisti italiani. Ma non è sempre facile: c'è troppa competizione, siamo sempre troppo provinciali".

E le piace tornare al suo repertorio.
"Sì, mi sono accorto di aver scritto belle canzoni. Scherzi a parte mi piace suonare dal vivo, è la cosa più bella del mio mestiere. E mi piace anche fare contento un pubblico che ama ascoltare queste canzoni. Io sono sempre stato un'artista libero, ho sempre fatto quello che mi sembrava giusto, senza badare ai discografici o ai desideri del pubblico, andavo dove mi portava la musica, prendendomi rischi e pagandone le conseguenze. Adesso mi sembra giusto sviluppare un patrimonio, mio e altrui, facendo cose che fanno bene a me e agli altri. Ho tanta musica, suono in tanti festival, giro l'Europa con un budget minimo, anche in circuiti dove i musicisti italiani vanno di rado. Per amore della musica".

Appuntamento a Napoli, dunque.
"Credo che saranno serate davvero magiche, con musiche che molti ragazzi hanno ascoltato solo sui dischi, non hanno mai avuto la possibilità di sentirle dal vivo. Sarà un'occasione straordinaria per divertirci, divertire, e fare cultura".

Ernesto Assante







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