La svolta definitiva che segnò l'avvio di una splendida carriera fu il
suo incontro con Rosario Jermano, batterista e percussionista, che diede
vita ad una serie di formazioni che affinarono sempre di più il suo
ormai inconfondibile sound. Nel 1976 registra il suo primo singolo "Che
calore", proprio in collaborazione con Jermano, che, anche se non riscuote
molto successo, gli spiana la strada verso la fama. Sotto consiglio
dell'amico batterista, Pino Daniele cominciò a realizzare una serie
di canzoni che rispecchiassero uno stile musicale particolare fra blues
e tradizioni. Dalle speranze e le amarezze di una stagione irripetibile
di sogni e di impegno sociale nasce il suo primo album, "Terra mia",
in cui trasforma in musica e poesia le vibrazioni dell'ambiente sociale
e di quella particolare atmosfera in cui è immerso. E tutto ciò con
una felicissima contaminazione tra rock e blues. Il blues...
suo più
grande amore, che arricchirà con influenze dal jazz e dalla musica latina:
è il "sound napoletano", un nuovo genere musicale! Il suo nome comincia
ad imporsi, e Pino grida, si sfoga, vuol far sentire il suo urlo a lungo
represso: l'urlo di Je so' pazzo, l'urlo di tutta un'ondata giovanile.
Il 1980 costituisce il punto focale della nuova Canzone Napoletana,
fissando come ingredienti necessari il blues latino che si sposa con
la melodia mediterranea. E' l'anno di "Nero a metà". Il linguaggio utilizzato
dal cantautore è personalmente coniato, fatto di un divertente anglo-napoletano.
E' in quell'anno che Pino Daniele viene chiamato allo stadio San Siro
di Milano per aprire lo storico concerto di Bob Marley. Pino
Daniele ha un progetto ambizioso: raccogliere il meglio dei musicisti napoletani
del momento. Ci riesce, con l'album "Vai Mò" del 1981: James Senese, Tony
Esposito, Tullio De Piscopo, Joe Amoruso e Rino Zurzolo e lo stesso Pino
Daniele formano una macchina perfetta "da combattimento", una vera e propria
bomba che esplode quello stesso anno a Napoli in un indimenticabile concerto
tenuto gratuitamente in Piazza del Plebiscito, con oltre 200.000 persone!
Segue "Bella 'Mbriana", del 1982, e una serie d'incontri, primo tra tutti
con il sassofonista Gato Barbieri
, che porta un'evoluzione al suo stile,
portandolo ad una forma di "world music" decisamente in anticipo sui tempi.
Comincia una tournée che ha tappe in Canada, al Festival di Montreaux, all'Olympia
di Parigi,
in Svizzera e in Germania. Le sue canzoni sono un inno alla napoletanità,
ma contemporaneamente denunciano, pur se velatamente, i disagi della sua
terra. L'esempio più lampante è sicuramente la bellissima serenata "Napule
è". Altre bellissime canzoni su questo genere, non avendo un testo esplicito
restano incomprese, riscuotendo così un successo inferiore. Nel
1984 si consacra artista di fama mondiale suonando con Santana e Bob
Dylan ancora al San Siro. E il successo continua con gli album successivi,
fino a "Bonne Soirée" del 1986. Pubblica "Schizzichea with love" nel
1988 e l'anno seguente "Mascalzone Latino", ma, a parte un paio di canzoni,
traspare un Pino Daniele
diverso e forse meno accattivante.
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